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Radiografia dell’autorità ecclesiale.
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Monopolii sacramentali. Monopolio assolutivo.

A sciogliere la comunione meale ci pensa il sacrificale
fisico finale, vissuto alla maniera divina. A sciogliere la
genitoriale? Prima un accertamento: la genitoriale è proprio
tutta egoisticale? Vediamolo! Un figlio lo si vuole per
amore. Trascuro i casi contrari. Lo si dovrebbe volere per
l’amore a Dio, che per l’amore al figlio. Infatti fra genitori
e Dio avviene uno scambio di doni. I genitori fanno
dono di un corpo animato, Dio fa loro dono di uno spirito
Spiritato. Poiché Dio dona di più, lo si dovrebbe amare di
più. Resta vero che pure l’amore coniugale è amore comunionale
(tende a fare comunione) e di fatto: comunionante
(fa veramente comunione). Il figlio va amato, non lo si
dovrebbe mai odiare. È naturale che facciano comunione
col figlio. Ma quale comunione è? Noi sappiamo che
l’amore col quale si ama il figlio, Satana l’ha egoisticizzato
e istintivizzato; per cui tende automaticamente alla sua
applicazione, alla sua affermazione al punto da equiparare
e ben presto superare l’amore verso Dio. Anzi, punta a
piegare Dio al servizio dell’amore verso i figli. Così la
volontà piacerale dei genitori tende a impedire e bloccare
la volontà sacrificale di un Dio che sicuramente non muta.
Lo squilibrio fra amore di Dio e amore dei figli si va subito
affermando. È su tale squilibrio che Gesù interviene:
‘Chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me’.
Non essere degno di Lui significa: non poter fare comunione
con Lui. A questo riguardo, come stanno le cose
oggigiorno? È in atto una poderosa e ostinata comunione
egoisticale genitoriale. Viene favorita da un graduale sfideamento
genitoriale. Il futuro celestiale viene soverchiato
dal presente terrestiale. La concentrazione è sull’umano
a scapito del divino, come ieri la concentrazione sul divino
era a scapito dell’umano. Dio viene sottoamato, il
figlio sovraamato. Si punta a fare del figlio un campione
sportivo, non certo un campione religioso. Finchè Dio
rispetta la loro comunione, ci si può stare; ma se l’avesse
a contrastare, peggio, l’avesse a spezzare, da quella frantumazione
sicuramente verrebbe spazzato via anche Dio.
Grossi guai alla fede, se Dio non si pone a tutela della
comunione egoisticale. Ma quella comunione è rovinosa
per tutti: genitori e figli. Bisogna mettere mano al suo
scioglimento. C’è solo un modo: applicare l’odio alla
comunione egoisticale. L’indicazione è dal Maestro: ‘Se
qualcuno viene a me, e non odia il figlio o la figlia, non
può essere mio discepolo’. Ma chi riesce a capire la rovinosità
di tale comunione? Chi riesce a trattarlo con l’odio
e invertire la marcia per disfare una comunione composta
egoisticamente? In più la comunione egoisticale è accecante,
affascinante; si veste finanche di doverosità. Vista
l’umana incapacità e la inefficacia della parola Figliale, ai
tempi nostri entra in azione il Padre. Quello che sta facendo
lo vuole per accettazione sacrificale: vuole il sacrificale
che accetta. Fa uso di questi due mezzi disponibili:
1) La vertiginosa crescita egoisticale delle nuove generazioni.
2) La presenza di svariate e più attraenti comunioni egoisticali.
Per cui non appena il figlio tocca la soglia adolescenziale,
viene preso, ghermito e lanciato in un vortice di comunioni
amicali, sessuali e piacerali. Più si sprofonda nelle
nuove, più si allontana dalle vecchie; abbandona, rifiuta, e
rigetta la genitoriale. È l’ora della frantumazione delle
comunioni egoisticali: amicali, sessuali, sponsali, genitoriali.
Il Padre fa dei figli i sacrificatori dei genitori.
Chi sa capire, accettare e vivere il sacrificale dai figli, alla
maniera divina, si va sciogliendo la comunione egoisticale:
assoluzione benefica per figli e genitori. È l’ora del
sacerdozio genitoriale. Col sacrificale figliale si sciolgono
quel male che si sono fatti con la comunione egoisticale
genitoriale.

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