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Decimo dono: sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva, inimicale
sul bene inerente: autorità umana.
L’ecclesiale?
*) Monopolio assolutivo: i modi coercitivi per non lasciar
peccare.
a) Peccati irremissibili
b) Peccati gridanti vendetta
c) Pene canoniche
d) Pene penitenziali
Pratica assolutiva esercizio di potere.
Norma generale.
Inceppamento.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Preghiera questa tutta
sacrificale, da dirci e da fare. Il Padre vuole il nostro sacrificale
terrestre, passivo, inimicale. Il bene inerente dell’autorità
umana ci può sacrificare il nemico. La divina è sacrificale.
E l’ecclesiale? Il potere sacrificale conferito a Pietro
ci fa luce sulla promessa delle chiavi del Regno dei Cieli.
Sono le chiavi sacrificali che danno accesso al Regno dei
Cieli. La loro unità in Pietro, ma la loro funzionalità è individuale.
L’autorità ecclesiale se ne è appropriata, e ne ha
fatto un elemento del suo potere di dominio spirituale, dal
quale sono usciti tutti i peccati storici della Chiesa.
S’è fatta su monopolii settoriali e sacramentali. Il monopolio
assolutivo: solo l’autorità ecclesiale può assolvere dai
peccati. Nella lotta contro il peccato, dagli stop verbali è
passata tranquillamente agli stop coercitivi.
Ve l’hanno spinta impulsi velatamente egoisticali emessi
da pseudo-doveri. Questo è il fatto, ma ora vogliamo sapere
in quali modi la Chiesa ha voluto impedire coercitivamente
il peccare dei suoi figli. I modi furono coercitivi: ora
morali, ora fisici. Vediamoli:
1) Nei primi secoli la Chiesa tra i molti peccati gravi ne
sceglie tre: il primo è l’omicidio volontario; e li dichiara
irremissibili nel tempo: dalla Chiesa non hanno perdono.
Ma Gesù dichiara imperdonabile un solo peccato:
la bestemmia contro lo Spirito Santo.
2) Per incutere paura e spavento nel peccatore, compone
un elenco di peccati che gridano vendetta al cospetto di
Dio. Solo che Dio è amore sacrificale e non è capace di
vendetta alcuna.
3) A certi peccati allega durissime pene fissate in appositi
canoni, onde il nome di pene canoniche: la scomunica,
negazione della sepoltura cristiana, l’interdizione sacramentale,
la riduzione allo stato laicale del sacerdote. La
sola autorità suprema poteva assolvere da quelle pene.
4) Ai peccatori pubblici pentiti ingiunge pene penitenziali
dure e umilianti: vestire di sacco, questuare il necessario
per vivere, compiere pellegrinaggi duri e faticosi.
Il periodo penitenziale lo si chiudeva con la assoluzione pubblica,
in modo che tutti sapessero del rientro nella vita della
comunità. La pratica assolutiva di fatto diventa esercizio di
un potere spirituale che prima si esercita sui peccati di enorme
gravità, e da questi si passa ai peccati di gravità comune,
quelli legati alla materia grave, alla piena avvertenza, al
perfetto consenso. Così si è formata la norma che tutti i peccati
gravi vanno sottoposti al potere delle chiavi, per essere
ammessi ai sacramenti, soprattutto alla comunione.
Sacrilegio gravissimo fare la comunione in peccato mortale.
Così l’esercizio crea il potere assolutivo; per dargli valore lo
si fa derivare da Cristo, che lo conferisce personalmente a
Pietro e collegialmente agli altri apostoli. Il tutto viaggiava
perfettamente sull’onda di un peccato che offendeva Dio;
importava una colpa, e esigeva una pena. Il meccanismo ai
giorni nostri si sta inceppando. È lo svuotamento della
coscienza del peccato; la domanda di perdono, amministrato
dalla Chiesa, si va spegnendo, e la confessione va morendo.
In tanta desolazione ecco una sfolgorante novità: lo
Pneuma fa specchiata la persona: ecco il Visuato, che fa
cogliere la realtà vera del peccare. È quel raggio di amore
Paterno che Satana ha messo in malattia, e avviato alla
morte. Il mio peccare è la morte dell’amore. Si assolve trasformando
la morte in vita. Chi lo può fare? È la Chiesa che
mi assolve, o io che mi assolvo?

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