518

Decimo dono: sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva, inimicale
sul bene inerente dell’autorità umana.
L’ecclesiale?
*) Monopolio assolutivo: il peccare contro Dio. Momento
primo: il tocco mi dà il sentire amicale: è per me. Col fare
della coscienza sacrificale posso bloccare il passaggio
all’agire. È il mio sacerdozio professionale.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Preghiera questa tutta
sacrificale, da dirci e da fare. Il Padre vuole il nostro sacrificale
terrestre, passivo, inimicale. Il bene inerente dell’autorità
umana ci può sacrificare il nemico. La divina è
sacrificale. E l’ecclesiale? Il potere sacrificale conferito a
Pietro ci fa luce sulla promessa delle chiavi del Regno dei
Cieli. Sono le chiavi sacrificali che danno accesso al
Regno dei Cieli. La loro unità in Pietro, ma la loro funzionalità
è individuale.
L’autorità ecclesiale se ne è appropriata, e ne ha fatto un
elemento del suo potere di dominio spirituale, dal quale
sono usciti tutti i peccati storici della Chiesa. S’è fatta su
monopolii settoriali e sacramentali. Il monopolio assolutivo:
solo l’autorità ecclesiale può assolvere dai peccati. La
caduta del peccato, inteso come colpa meritevole di una
pena, lascia il posto alla novità di un peccato che è morte
viva dell’amore Paterno. Il peccato nuovo vuole un potere
assolutivo nuovo. Il peccato contro la persona o lo sciogliamo
insieme o io sciolgo il mio col perdono sacrificale:
mi lascio sacrificare con devoto silenzioso amore sacrificale,
sempre. Il peccato va sempre contro Dio.
Chi lo può assolvere? Nell’andare contro Dio vanno bene
distinti due momenti: Il momento in cui il peccato mi si fa
istintivamente: lo chiamo appunto il mio peccare presente:
è un infinito presente. Il mio peccare per istinto mi si fa
per uno scatto di quel meccanismo automatico infernale
che Satana mi ha impiantato, manipolando quel battesimo
cresimato Paterno inconscio sopraggiunto al mio incominciare.
Lo scatto viene provocato da tocchi sensibili.
Concezione divina sull’umano. I tocchi esterni e interni
hanno un’unica calamitazione. A calamitarli è la disgrazia
che fa piena la persona. Sono aspirati da quell’amore
disgraziato che riempie ogni persona: è il pieno dell’amore
egoisticale. Il Visuato me l’ha chiaramente mostrato. I
tocchi vanno a tuffarsi ordinatamente nella pienezza della
mia egoisticità. I tocchi possono essere per me o contro di
me. Tuffatisi nella mia egoisticità e imbevuti totalmente di
amore egoisticale, mi daranno infallibilmente il loro sentire.
È l’atto specifico col quale l’amore mi si fa conoscere.
Se questo è per me, il tocco si carica di un piacere tale
che lo Pneuma Paterno mi lancia ala presa.
Il sentire è la prima comparsa del mio peccare. Il passaggio
dal sentire all’agire può essere bloccato dal raggio del
faro coscienziale. È un faro sacrificale: è la coscienza
sacrificale. Sempre puntato sull’apparire del sentire, lo
coglie immediatamente, vi applica tutta la forza e la potenza
della sua sacrificalità, si avventa sulla presa iniziale e
me la blocca. Mi dico di no alla presa, anche se non è possibile
sciogliere subito il piacere che ne sento. Coll’amore
sacrificale Agentato io sciolgo il mio peccare: mi assolvo
l’egoisticità con la sacrificalità dell’amore, e la trasformo
in vita. Il potere della chiave sacrificale attiva è in mano
mia, e nessun altro me la può far funzionare. Sono doppiamente
sacerdote: l’uno per ministero, l’altro per professione.
La mia professione è il sacrificale attivo assolvente.

Nessun commento:

Posta un commento