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Radiografia dell’autorità ecclesiale.
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Monopolii sacramentali: il monopolio assolutivo applicato
a due segni sacramentali: confessione e unzione.
La libertà di peccare.

Cosa rivendica il monopolio assolutivo?
Rivendica all’autorità apostolica (Papa e Vescovi) il potere
di assolvere dai peccati.
È il potere delle chiavi sacrificali, che per la promessa
fatta hanno in Pietro la loro unità sensibile, mentre la loro
funzionalità è inerente all’individuo.
Proprio della funzionalità se ne è appropriata l’autorità
pietrina. Cosa l’ha spinta ad appropriarsi e del potere e del
suo esercizio? Il peccare umano ha sempre fatto pressione
all’esterno della Chiesa e non è mai venuta meno la pressione
al suo interno.
Conscia della sua funzione salvifica, l’ha sempre trattato
ostilmente e ha messo mano a tutti i mezzi per distogliere
dal peccare, per impedire il peccare, per non lasciar peccare,
puntando decisamente a togliere la libertà di peccare.
Ma quella del peccare che libertà è? Il Visuato ci ha ben
mostrato le due libertà:
1) La vera: tanto era che nessuno la può contrastare né
impedire. È la libertà sacrificale. Il sacrificale gode di
piena perfetta libertà. La Paterna ha avuto la conferma
dalla Figliale. Nessuno l’ha potuta ostacolare: non gli
amici (Pietro) e non i pagani (Pilato lo voleva liberare)
e nemmeno Satana. Cosicché mentre la Chiesa ebraica
è schiava del suo odio religioso, Gesù si muove liberamente
nel suo sacrificale.
2) La falsa: è la libertà propria dell’amore Paterno, che
datosi da vivere al nostro incominciare, Satana ce lo ha
egoisticizzato. È la libertà egoisticale. Solo che questa
è libertà di schiavitù. Qual è la sua schiavitù?
All’amore Paterno egoisticizzato Satana ha imposto la
forma dell’istinto, che ha ricavato tagliando la comunicazione
tra spirito Spiritato e corpo animato. Posto al
comando, la sua forma viene imposta e all’Amore egoisticizzato
e al suo Agente. La forma istintiva sviluppa una
forza egoisticale: cieca, veloce, potente e infallibile. Per
cui a ogni tocco che va a tuffarsi nell’amore egoisticale io
devo forzatamente sentire, devo agire, devo acconsentire.
Questa forza coibente è azionata dallo Pneuma Paterno,
Lui pure istintivizzato. Eppure io mi sento libero nell’amarmi
e nell’odiare. Donde quel mio sentire? Dal piacere
che mi dà, dunque dal mio piacerale. Ma libero non
sono. Io sono schiavo e mi piace fare lo schiavo. Schiavo
del mio amore egoisticale che esige libertà piena. È la
libertà di schiavitù.
1) Nell’ambito sensibile (egoisticale, istintivo, infernale)
c’è un’assurdità. Uno schiavo incatenato non può sentirsi
libero, dirsi libero e agire libero. Nel campo pneumatico
l’assurdità si compie: io schiavo della mia egoisticità
istintiva mi sento libero, mi dico libero e agisco
liberamente, e sono pronto a difendere la mia libertà
contro chiunque. Ieri sommessamente, oggi prepotentemente
e violentemente come fanno le nuove generazioni.
Che fare davanti a una simile libertà? Non dobbiamo
lasciar mancare lo stop verbale: anche Gesù l’ha
posto con insistenza alla sua Chiesa, pur sapendo che
non l’avrebbe rispettato minimamente.
2) Possiamo porre anche stop reali sia morali che fisici.
Togliere la libertà di peccare non è possibile. Impedirne
il suo esercizio? Vediamo chi ha in mano e chi regola
l’esercizio di questa libertà: quando il Padre vuole per
accettazione lasciarsi da me sacrificare, io sono in piena
libertà di schiavitù. Quando il Padre lo vuole io non
posso azzerare quella libertà: contrasterei con la sua
volontà. Qui si ha da dire con rispetto, pietà e dolore: sia
fatta la tua volontà sacrificale. Il Padre vuole la persona
libera di peccare forzatamente. Davanti a una simile
libertà come si è comportata l’autorità ecclesiale?

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