Introduzione

Nel nostro cammino e nel procedere alla ricerca di
quello che è il Mistero e la Verità per noi oggi, eccoci rincuorati
e rasserenati da questa realtà che ben esprime
quello che sono per noi in un’unicità assimilante e vitale
il Mistero e la Verità: ‘Jolly’.
La serenità di fondo nel procedere ci è così garantita
attraverso questa appartenenza inaspettata e sorprendente
che è chiamata a risolvere il problema della nostra vita
con un pizzico di gioia, proprio come era il compito del
giullare alla corte del re. Così anche per noi, immersi
nella corte e nei corteggiamenti del mondo, il ‘jolly’ ci
richiama alla libertà della Verità, alla imprendibilità del
Mistero, ricordando anche a noi che assumere questo
compito sbarazzino e stravagante è forse proprio la carta
vincente e mancante in questo momento, in questo oggi
dell’umanità fattasi ormai seria e già tramontante.
Questa nostra riflessione nel procedere, ci ricorda
‘Jolly’, è un riflesso di luce, di gioia, e non ci fa mai annuvolare
la mente, l’anima e il cuore, ma ci chiama sempre
a fare della nostra giornata, della nostra vita personale e
comunitaria, una occasione vincente, grazie alla nostra
presenza, al riflettere in noi e da noi ciò che abbiamo visto
in questa visione riflessa, in questo specchio di luce che ci
ha illuminati, noi, piccoli e umili ‘Jolly’, interpellati alla
corte di questa nostra grandiosa umanità.


511

Decimo dono: sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre passiva inimicale
sul bene inerente dell’autorità umana.
L’ecclesiale?
Lo Pneuma va sciogliendo i monopolii sacramentali.
*) Il battesimale: non fa quello che gli abbiamo fatto fare.
Non è concezione l’infantile:
a) manca l’apertura: credere la sacrificalità dell’amore
Figliale.
b) Quel battesimo non è cresimato.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Sia fatta la tua volontà sacrificale: la celeste e la terrestre.
Preghiera questa tutta sacrificale, da dirci e da fare. Il
Padre vuole il nostro sacrificale terrestre, passivo, inimicale.
Il bene inerente dell’autorità umana ci può sacrificare
il nemico. La divina è sacrificale.
E l’ecclesiale? Il potere sacrificale conferito a Pietro ci fa
luce sulla promessa delle chiavi del Regno dei Cieli.
Unità in Pietro, nei singoli la loro funzionalità. Ma di
quelle chiavi se ne è appropriato e le ha immesse nel suo
potere dominale, dal quale hanno preso il via i peccati storici
della Chiesa, dei quali il Papa è andato chiedendo perdono
nella speranza di conseguire la riunificazione dei cristiani.
Lo Pneuma ha fatto entrare la Chiesa su un percorso
che sarà dolorosissimo: la frantumazione dei monopolii
che si è data: i settoriali e i sacramentali. Il monopolio
battesimale: il segno battesimale infantile non fa quello
che noi gli abbiamo fatto fare. Perché?
*) Alla vera concezione battesimale ci si apre con la fede
nella sacrificalità dell’amore, ciò di cui l’infante non può
esserne capace.
Ora ci sta davanti un’altra prova altrettanto forte. Il battesimo
infantile non fa quello che gli abbiamo fatto fare,
perché quel battesimo non è cresimato. Infatti abbiamo
scisso la Cresima dal Battesimo.
1) Segue a distanza di almeno 11 anni.
2) Gli abbiamo dato un segno sacramentale diverso: l’unzione
col sacro Crisma: olio d’oliva misto con balsamo.
Ora il Battesimo deve essere cresimato assolutamente.
Come mai? Il Battesimo è concezione divina in essere
umano. Un raggio divino di amore Figliale vi viene concepito.
Si concepisce lui o si fa concepire?
(Se fosse amore beneficale si concepirebbe lui: è attivo)
Quell’amore si presenta sacrificale proprio nell’atto della
concezione.
È per la sua sacrificalità che si fa concepire. Infatti l’amore
Figliale si fa concepire per darsi da vivere ed entrare in
comunione di vita con la creatura. Si dà da vivere rinunciando
alla proprietà di se stesso, se ne priva e quindi si
espropria per cedersi in proprietà della sua creatura.
Ogni essere divino e umano ha la sua propriazione: io
sono io, o se stesso.
Quella propriazione può volgere in due direzioni divaricanti:
può appropriarsi, può espropriarsi. Noi ci appropriamo
di noi stessi, delle cose e delle persone che ci piacciono,
ed è l’andamento egoisticale.
Gesù invece si espropria e si dice subito che Lui è amore
sacrificale. Quindi espropriato si cede da vivere alla sua
creatura, domandandole la sua espropriazione sacrificale.
Con quella espropriazione l’amore Figliale si pone in uno
stato di passività totale.
In quella condizione non può fare nulla, se a sua disposizione
non avesse Colui che può far agire l’amore: il suo
Agente: lo Pneuma: lo Spirito Santo.
Lo Pneuma è fedelissimo all’amore Figliale. Tutto ciò che
vuole il Figlio, lo Pneuma lo fa essere.
1) Vuole passare in proprietà della creatura che gli si è
aperta con la fede nella sacrificalità dell’amore: lo
Pneuma me lo consegna.
2) Vuole farsi concepire nella creatura: e lo Pneuma me lo
concepisce con una concezione battesimale.
3) Vuole darsi da vivere in ogni azione umana: e Lui me
ne fa vivere.
4) Vuole fare con la creatura che diventa una missione di
vita; e Lui, lo Pneuma, mi mette in comunione di vita.
Non solo gli è fedelissimo, ma gli è indissolubilmente
congiunto.
L’Agente è inscindibile dall’amore che fa agire anche
quando l’amore Figliale va alla morte dell’amore.
Il Battesimo che non sia cresimato non lo è, né lo può
essere.

512

Decimo dono: sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva, inimicale sul
bene inerente dell’autorità umana. E l’ecclesiale? Battesimo
infantile che non fa quello che gli abbiamo fatto fare.
a) Manca il fideato sacrificale
b) Non è cresimato, ma lo deve essere: per la espropriazione
dell’amore Figliale.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Preghiera questa tutta
sacrificale, da dirci e da fare. Il Padre vuole il nostro sacrificale
terrestre, passivo, inimicale. Il bene inerente dell’autorità
umana ci può sacrificare il nemico. La divina è sacrificale.
E l’ecclesiale? Il potere sacrificale conferito a Pietro
ci fa luce sulla promessa delle chiavi del Regno dei Cieli.
Unità in Pietro, nei singoli la loro funzionalità. Ma di quelle
chiavi se ne è appropriato e le ha immesse nel suo potere
dominale, dal quale hanno preso il via i peccati storici della
Chiesa. Così ai monopolii settoriali aggiunge i sacramentali.
Abbiamo così il monopolio battesimale. Il Battesimo
infantile non fa quello che noi gli abbiamo fatto fare.
a) Perché l’infante non è capace di aprirsi con la fede
nella sacrificalità dell’amore Figliale.
b) Perché quel Battesimo non è cresimato. Mentre non
ci può essere concezione battesimale che non sia
cresimata.
L’amore sacrificale Figliale che espropriato si cede in proprietà
del credente, senza il suo Agente non può essere concepito,
non può essere vissuto, non può essere coscienziato,
e non può entrare in comunione di vita con il credente.
Il suo Agente: ni è il concepitore, il coscientizzatore, il
vivificatore, il comunicatore. Due cose vanno accertate:
1) È proprio vero che il raggio divino di amore sacrificale
Figliale si espropria per darsi da vivere? E questa è
la sua espropriazione pneumatica. Si è dimenticato di
darci un segno sensibile: una espropriazione fisica che
ci parli con sicurezza della sua espropriazione pneumatica
invisibile. Prima l’espropriazione pneumatica
Figliale l’ho intravista nella Paterna, col Visuato
Paterno. L’amore Paterno me lo sono trovato in mia
proprietà. Non più libero, ma forzato; ermeneuticamente
bloccato su di me: un amore egoisticizzato. Al mio
incominciare mi è arrivato in meità sua: è Lui che
espropriandosi diventa mio. A Satana non fu difficile
fissarlo in quella sua meità, in modo da impedirmi di
passare in sua proprietà del suo amore sacrificale. Lui
diventa mio, mentre io non divento suo.
2) Lo stesso Pneuma mi ha visualizzato il Figlio e di Lui
mi fece capire il segno sensibile della sua espropriabilità.
Ecco il segno sensibile profeticale. Gesù chiama i
suoi apostoli e si fa loro amico. Come fa? Non solo
apre loro la mente e il cuore, ma li ama sacrificalmente.
Si mette a loro totale disposizione: si espropria
moralmente. Anche Giuda intuì la cosa così bene, che
presentandosi al Sinedrio fa loro una proposta che ha
dell’assurdo: Io ve lo posso vendere se voi me lo pagate
bene. Penso che nel Sinedrio la cosa trovò enormi
difficoltà.
Qualcuno gli dovette dire: non è un tuo schiavo per
potercelo vendere. È il tuo maestro e tu sei solo un
discepolo. Lui vende te e non tu Lui. Ma Giuda ostinatamente
affermò il suo potere su Gesù: si è fatto amico
mio. L’ho in mano io e ve lo posso consegnare. Non ha
infatti sbagliato. Lo chiama: Amico, per richiamarlo
alla regolarità e alla enormità del modo: con un bacio.
Gesù espropriato si cede. Giuda lo consegna con un
bacio, e Lui, eccolo nelle mani della sua Chiesa ladra e
assassina. Espropriazione fisica: è il segno che mi parla
chiaramente e mi dice la sua espropriazione pneumatica.
Il Battesimo concezione divina Figliale è assolutamente
cresimato, quindi.

513

Decimo dono: sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva, inimicale,
sul bene inerente dell’autorità umana.
E l’ecclesiale? Battesimo infantile che non fa quello che
gli abbiamo fatto fare.
*) Non è cresimato.
Siccome è concezione battesimale battesimale occorre lo
Pneuma che faccia da concepitore.
L’ha significato con una concezione irregolare: l’umana
di Gesù.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Sia fatta la tua volontà sacrificale: la celeste e la terrestre.
Preghiera questa tutta sacrificale, da dirci e da fare. Il
Padre vuole il nostro sacrificale terrestre, passivo, inimicale.
Il bene inerente dell’autorità umana ci può sacrificare
il nemico. La divina è sacrificale. E l’ecclesiale? Il
potere sacrificale conferito a Pietro ci fa luce sulla promessa
delle chiavi del Regno dei Cieli. Unità in Pietro, nei
singoli la loro funzionalità.
Ma di quelle chiavi se ne è appropriato e le ha immesse nel
suo potere dominale, dal quale hanno preso il via i peccati
storici della Chiesa.
Così ai monopolii settoriali aggiunge i sacramentali.
Abbiamo così il monopolio battesimale. Il Battesimo
infantile non fa quello che noi gli abbiamo fatto fare.
a) Perché l’infante non è capace di aprirsi con la fede
nella sacrificalità dell’amore Figliale.
b) Perché quel Battesimo non è cresimato. Mentre non
ci può essere concezione battesimale che non sia
cresimata.
Ma deve esserlo, se no l’amore Figliale che si espropria,
da solo non può concepirsi nell’essere umano. Gesù stesso
ha composto un segno sensibile: la sua espropriazione
fisica, per farci sapere la sua espropriazione pneumatica.
Attende una seconda verifica: se lo Pneuma è il concepitore,
allora il Battesimo è cresimato, ma se non lo fosse,
allora non occorre che sia cresimato. È o non è
Concepitore? Dal Visuato: è il Concepitore nella generazione
eternale del Figlio. Lo è pure nella concezione angelicale
dell’amore Paterno. Lo è pure in quella umana. In
tutti questi ambiti la concezione è Pneumatica, spirituale e
quindi invisibile.
Ora lo Pneuma volendo significare la sua funzione personale
di concepitore divino mette in scena una concezione
umana del tutto irregolare o anormale. Lo fa con Maria
nella sua pubertà verginale.
Vergine, ma anche fidanzata a Giuseppe. Era consono alla
donna ebrea aspirare a diventare la madre del Messia
incombente. Vergine aspirante al matrimonio e alla maternità
messianica. Non dice una falsità quando Maria mette
avanti la difficoltà ad avere un bambino dal momento che
Giuseppe non l’ha ancora conosciuto coniugalmente. Ma
la concezione umana in lei non sarà maritale, da marito,
ma Pneumaticale, da Spirito Santo.
Per quale motivo fondamentale? Non certo per garantire la
santità del bambino (veramente anche il bambino sarà
santo) e neppure perché sia e lo si dica Figlio di Dio: tutto
questo lo si poteva ottenere anche con la concezione maritale.
Unica ragione fondamentale: dare e offrire un segno
sensibile della funzione Pneumatica: lo Pneuma è il
Concepitore. Quella concezione anormale e irregolare ha
la sua piena giustificazione: ci fa da segno sensibile profeticale:
ci parla e ci dice che il Concepitore è solo lo
Pneuma. Espropriazione Figliale e il Concepitore
Pneumatico ci assicurano che il Battesimo: è concezione
battesimale di un raggio divino di amore sacrificale
Figliale nella persona che si è aperta alla sacrificalità dell’amore,
e è assolutamente cresimato. Consiglio pratico:
domanda i due segni al tempo fissato dalla Chiesa.

514

Radiografia dell’autorità ecclesiale.
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Monopolii sacramentali: il monopolio assolutivo applicato
a due segni sacramentali: confessione e unzione.
La libertà di peccare.

Cosa rivendica il monopolio assolutivo?
Rivendica all’autorità apostolica (Papa e Vescovi) il potere
di assolvere dai peccati.
È il potere delle chiavi sacrificali, che per la promessa
fatta hanno in Pietro la loro unità sensibile, mentre la loro
funzionalità è inerente all’individuo.
Proprio della funzionalità se ne è appropriata l’autorità
pietrina. Cosa l’ha spinta ad appropriarsi e del potere e del
suo esercizio? Il peccare umano ha sempre fatto pressione
all’esterno della Chiesa e non è mai venuta meno la pressione
al suo interno.
Conscia della sua funzione salvifica, l’ha sempre trattato
ostilmente e ha messo mano a tutti i mezzi per distogliere
dal peccare, per impedire il peccare, per non lasciar peccare,
puntando decisamente a togliere la libertà di peccare.
Ma quella del peccare che libertà è? Il Visuato ci ha ben
mostrato le due libertà:
1) La vera: tanto era che nessuno la può contrastare né
impedire. È la libertà sacrificale. Il sacrificale gode di
piena perfetta libertà. La Paterna ha avuto la conferma
dalla Figliale. Nessuno l’ha potuta ostacolare: non gli
amici (Pietro) e non i pagani (Pilato lo voleva liberare)
e nemmeno Satana. Cosicché mentre la Chiesa ebraica
è schiava del suo odio religioso, Gesù si muove liberamente
nel suo sacrificale.
2) La falsa: è la libertà propria dell’amore Paterno, che
datosi da vivere al nostro incominciare, Satana ce lo ha
egoisticizzato. È la libertà egoisticale. Solo che questa
è libertà di schiavitù. Qual è la sua schiavitù?
All’amore Paterno egoisticizzato Satana ha imposto la
forma dell’istinto, che ha ricavato tagliando la comunicazione
tra spirito Spiritato e corpo animato. Posto al
comando, la sua forma viene imposta e all’Amore egoisticizzato
e al suo Agente. La forma istintiva sviluppa una
forza egoisticale: cieca, veloce, potente e infallibile. Per
cui a ogni tocco che va a tuffarsi nell’amore egoisticale io
devo forzatamente sentire, devo agire, devo acconsentire.
Questa forza coibente è azionata dallo Pneuma Paterno,
Lui pure istintivizzato. Eppure io mi sento libero nell’amarmi
e nell’odiare. Donde quel mio sentire? Dal piacere
che mi dà, dunque dal mio piacerale. Ma libero non
sono. Io sono schiavo e mi piace fare lo schiavo. Schiavo
del mio amore egoisticale che esige libertà piena. È la
libertà di schiavitù.
1) Nell’ambito sensibile (egoisticale, istintivo, infernale)
c’è un’assurdità. Uno schiavo incatenato non può sentirsi
libero, dirsi libero e agire libero. Nel campo pneumatico
l’assurdità si compie: io schiavo della mia egoisticità
istintiva mi sento libero, mi dico libero e agisco
liberamente, e sono pronto a difendere la mia libertà
contro chiunque. Ieri sommessamente, oggi prepotentemente
e violentemente come fanno le nuove generazioni.
Che fare davanti a una simile libertà? Non dobbiamo
lasciar mancare lo stop verbale: anche Gesù l’ha
posto con insistenza alla sua Chiesa, pur sapendo che
non l’avrebbe rispettato minimamente.
2) Possiamo porre anche stop reali sia morali che fisici.
Togliere la libertà di peccare non è possibile. Impedirne
il suo esercizio? Vediamo chi ha in mano e chi regola
l’esercizio di questa libertà: quando il Padre vuole per
accettazione lasciarsi da me sacrificare, io sono in piena
libertà di schiavitù. Quando il Padre lo vuole io non
posso azzerare quella libertà: contrasterei con la sua
volontà. Qui si ha da dire con rispetto, pietà e dolore: sia
fatta la tua volontà sacrificale. Il Padre vuole la persona
libera di peccare forzatamente. Davanti a una simile
libertà come si è comportata l’autorità ecclesiale?

515

Radiografia dell’autorità ecclesiale.
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Monopolii sacramentali:
*) Il monopolio assolutivo.
Impulsi velatamente egoisticali emessi da pseudo doveri,
a usare mezzi coercitivi per non lasciar peccare.

Alla libertà di peccare vanno posti gli stop verbali: ammonizione
a non peccare.
Pure l’autorità ecclesiale ha fatto questo.
Ma constatata la loro inefficacia, per l’ostinato perdurare
del peccare dei cristiani, è passata facilmente agli stop
coercitivi: impedire moralmente o fisicamente di peccare.
Da dove è venuta la spinta a fare questo?
Da impulsi velatamente egoisticali emessi da pseudodoveri
ingannevoli indotti dalla egoisticità.
Ecco la natura degli impulsi:
1) Il perdurante peccare dei cristiani ha sapore di affronto
all’opera salvifica della Chiesa, che ritenne suo dovere
raccogliere la sfida, e per non soccombere mette mano
ai mezzi coercitivi. Gesù pure raccoglie la sfida della
sua Chiesa ladra e assassina (parabola dei perfidi
vignaioli) ma la conduce sacrificalmente: si lascia da
essa sacrificare. Gesù vince perdendo, mentre la Chiesa
perde vincendo. Non ha seguito il Maestro.
2) Sente suo dovere affermare e dimostrare la sua capacità
santificatrice; non c’era modo più efficace che impedire
ai suoi figli di peccare. Sono in molti a fare un
bilancio consultivo della sua opera e giungono a questo
giudizio: che cosa hanno cambiato 20 secoli di cristianesimo?
Ad esempio: la morte permane nella Chiesa il
nemico numero uno dell’umanità.
3) Sente suo dovere adornarsi di una qualità tale (la sua
santità) da riscuotere attenzione, stima e rispetto e una
conseguente calamitazione generale. Coi mezzi coercitivi
non c’è arrivata, tanto che ai giorni nostri sono
alquanti i cristiani che si orientano verso le religioni
orientali asiatiche.
Invaghita della sua santità ce l’ha data da credere:
‘Credo la Chiesa una e santa’. Era più veritiero farci
dire: credo la Chiesa peccatrice santificabile: credo che
può essere santificata.
Inoltre ha adoperato la nota della sua santità come prova
della sua origine divina.
Ma la sua origine divina la dimostra meglio con la nota
negativa: l’essere peccatrice. Lo è perché Padre e Figlio,
nella loro rispettiva Chiesa Paterna e Figliale, amano
lasciarsi sacrificare, ed è col loro sacrificale ecclesiale che
operano la salvezza.
Per quel sacrificale la Chiesa è peccatrice. Questi sono gli
impulsi velatamente egoisticali che l’hanno spinta ai
mezzi coercitivi. Egoisticità che si è data pseudo-doveri.
Un velo che viene squarciato dal comportamento dell’autorità
ecclesiale.
Impegnata a non lasciar peccare i sui figli, ma non altrettanto
impegnata a non peccare lei.
Il suo peccare l’ha sempre tenuto accuratamente nascosto,
coprendosi di santità solo appariscente, mettendo mano
alla finzione. Si finge santa, ma sotto è peccatrice.
Quando poi il suo peccare si fa palese, allora ha fatto
autentiche acrobazie per giustificarlo o negarlo.
Gesù è santo per quel potere sacrificale che ha impiegato.
La Chiesa si finge santa per esercitare il suo potere di
dominio spirituale.
Tentazione cui soccombe ogni autorità religiosa e la vecchia
e la nuova. Proprio come faceva l’autorità ebraica.
Soggiogava la gente confezionando pesi gravi e insopportabili
e imponendoli loro.
Essi non li muovevano neppure con un dito. E si fingevano
santi maestri.
Atteggiamenti consequenziali da assumere: non priviamo
nessuno di una stop verbale. Neghiamoci gli stop coercitivi
e disponiamoci all’accettazione di quel sacrificale che
ci viene dall’altrui peccare.

516

Decimo dono: sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva, inimicale
sul bene inerente: autorità umana.
L’ecclesiale?
*) Monopolio assolutivo: i modi coercitivi per non lasciar
peccare.
a) Peccati irremissibili
b) Peccati gridanti vendetta
c) Pene canoniche
d) Pene penitenziali
Pratica assolutiva esercizio di potere.
Norma generale.
Inceppamento.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Preghiera questa tutta
sacrificale, da dirci e da fare. Il Padre vuole il nostro sacrificale
terrestre, passivo, inimicale. Il bene inerente dell’autorità
umana ci può sacrificare il nemico. La divina è sacrificale.
E l’ecclesiale? Il potere sacrificale conferito a Pietro
ci fa luce sulla promessa delle chiavi del Regno dei Cieli.
Sono le chiavi sacrificali che danno accesso al Regno dei
Cieli. La loro unità in Pietro, ma la loro funzionalità è individuale.
L’autorità ecclesiale se ne è appropriata, e ne ha
fatto un elemento del suo potere di dominio spirituale, dal
quale sono usciti tutti i peccati storici della Chiesa.
S’è fatta su monopolii settoriali e sacramentali. Il monopolio
assolutivo: solo l’autorità ecclesiale può assolvere dai
peccati. Nella lotta contro il peccato, dagli stop verbali è
passata tranquillamente agli stop coercitivi.
Ve l’hanno spinta impulsi velatamente egoisticali emessi
da pseudo-doveri. Questo è il fatto, ma ora vogliamo sapere
in quali modi la Chiesa ha voluto impedire coercitivamente
il peccare dei suoi figli. I modi furono coercitivi: ora
morali, ora fisici. Vediamoli:
1) Nei primi secoli la Chiesa tra i molti peccati gravi ne
sceglie tre: il primo è l’omicidio volontario; e li dichiara
irremissibili nel tempo: dalla Chiesa non hanno perdono.
Ma Gesù dichiara imperdonabile un solo peccato:
la bestemmia contro lo Spirito Santo.
2) Per incutere paura e spavento nel peccatore, compone
un elenco di peccati che gridano vendetta al cospetto di
Dio. Solo che Dio è amore sacrificale e non è capace di
vendetta alcuna.
3) A certi peccati allega durissime pene fissate in appositi
canoni, onde il nome di pene canoniche: la scomunica,
negazione della sepoltura cristiana, l’interdizione sacramentale,
la riduzione allo stato laicale del sacerdote. La
sola autorità suprema poteva assolvere da quelle pene.
4) Ai peccatori pubblici pentiti ingiunge pene penitenziali
dure e umilianti: vestire di sacco, questuare il necessario
per vivere, compiere pellegrinaggi duri e faticosi.
Il periodo penitenziale lo si chiudeva con la assoluzione pubblica,
in modo che tutti sapessero del rientro nella vita della
comunità. La pratica assolutiva di fatto diventa esercizio di
un potere spirituale che prima si esercita sui peccati di enorme
gravità, e da questi si passa ai peccati di gravità comune,
quelli legati alla materia grave, alla piena avvertenza, al
perfetto consenso. Così si è formata la norma che tutti i peccati
gravi vanno sottoposti al potere delle chiavi, per essere
ammessi ai sacramenti, soprattutto alla comunione.
Sacrilegio gravissimo fare la comunione in peccato mortale.
Così l’esercizio crea il potere assolutivo; per dargli valore lo
si fa derivare da Cristo, che lo conferisce personalmente a
Pietro e collegialmente agli altri apostoli. Il tutto viaggiava
perfettamente sull’onda di un peccato che offendeva Dio;
importava una colpa, e esigeva una pena. Il meccanismo ai
giorni nostri si sta inceppando. È lo svuotamento della
coscienza del peccato; la domanda di perdono, amministrato
dalla Chiesa, si va spegnendo, e la confessione va morendo.
In tanta desolazione ecco una sfolgorante novità: lo
Pneuma fa specchiata la persona: ecco il Visuato, che fa
cogliere la realtà vera del peccare. È quel raggio di amore
Paterno che Satana ha messo in malattia, e avviato alla
morte. Il mio peccare è la morte dell’amore. Si assolve trasformando
la morte in vita. Chi lo può fare? È la Chiesa che
mi assolve, o io che mi assolvo?

517

Decimo dono: sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva, inimicale
sul bene inerente dell’autorità umana.
L’autorità ecclesiale?
*) Monopolio assolutivo. Il peccato nella sua novità:
morte viva dell’Amore: chi lo assolve? Se si pecca contro
la persona: o lo assolviamo insieme o il mio lo assolvo io
col perdono: mi lascio sacrificare sempre con devoto,
silenzioso amore sacrificale.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Preghiera questa tutta
sacrificale, da dirci e da fare. Il Padre vuole il nostro sacrificale
terrestre, passivo, inimicale. Il bene inerente dell’autorità
umana ci può sacrificare il nemico. La divina è sacrificale.
E l’ecclesiale? Il potere sacrificale conferito a Pietro
ci fa luce sulla promessa delle chiavi del Regno dei Cieli.
Sono le chiavi sacrificali che danno accesso al Regno dei
Cieli. La loro unità in Pietro, ma la loro funzionalità è individuale.
L’autorità ecclesiale se ne è appropriata, e ne ha
fatto un elemento del suo potere di dominio spirituale, dal
quale sono usciti tutti i peccati storici della Chiesa. S’è fatta
su monopolii settoriali e sacramentali. Il monopolio assolutivo:
solo l’autorità ecclesiale può assolvere dai peccati.
Pacifica la cosa finchè il peccato importava una colpa, ed
esigeva una pena. La assoluzione la si domandava al ministro
di Dio: il sacerdote. La caduta di quel peccato fa cessare
la domanda di assoluzione. Il farsi avanti della realtà
vera: amore Paterno che Satana mi ha messo in malattia e
avviato alla morte: la morte viva dell’Amore, fa brillare un
potere assolutivo nuovo. Si assolve sciogliendo la morte e
trasformandola in vita. Chi può fare questo? È la Chiesa che
mi assolve o sono io che mi assolvo? Il peccare della persona
va sempre contro Dio, ma talora può andare contro la
persona stessa. Il caso viene trattato da Gesù stesso: ‘Se il
tuo fratello avrà peccato contro di te…’. Gesù parla del peccare
contro Dio o contro la persona? Il peccare solo contro
Dio non è facilmente certificabile né quantificabile.
Lo è invece il peccare contro la persona. È quel peccare
contro la persona che fa scatenare per istinto in chi è colpito
l’odio contro l’autore. Gesù ci dice di andare (Va’) per
ammonirlo a non peccare. È la prima azione dialogica; le
altre due: l’azione intertestimoniale e interecclesiale, sono
solamente di ausilio. Se il contrasto è insolubile, allora si
sappia che il peccatore si allinea al pagano e al pubblico
peccatore. Lui non scioglie il suo male, ma lo lega e lo fissa.
E allora tu che sei l’offeso cosa sei chiamato a fare? Sei
chiamato a sciogliere il tuo male con il perdono. Ma come
si fa a perdonare? Perdonare vuol dire fare dono al nemico
dell’amore. E quale? Donargli il mio amore sacrificale:
accetto con amore silenzioso e devoto il sacrificale che mi
ha imposto. Se non lo facessi, io non sciolgo il male che mi
sono fatto all’amore, né aiuterei a sciogliere il suo. È qui
che Gesù manda a tutti e non solo agli apostoli un ammonimento:
‘Tutto quello che legherete sulla terra…tutto quello
che scioglierete…’. Dal mio male mi assolvo io. È a questo
punto che entra Pietro già prima ammonito personalmente:
‘Quante volte dovrò perdonare se il fratello pecca contro di
me? Fino a sette volte?’. Gesù forza quel limite e lancia il
perdono sconfinato. Ma come si può arrivare a tanto? Non
è possibile alla persona egoisticale senza la partenza dallo
Spirito Santo, di Colui che fa agire nel cristiano l’amore
sacrificale Figliale. Eccolo in dotazione ai suoi nel giorno
della sua Risurrezione: è la Pentecoste giovannea.
Gesù alitò su di loro accompagnando la insufflazione con le
parole: ‘Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati
saranno rimessi, a chi li riterrete saranno ritenuti’.
Dunque il peccare della persona contro di me sono io che lo
assolvo. E il mio peccare contro Dio chi lo assolve? È la
Chiesa o sono io?

518

Decimo dono: sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva, inimicale
sul bene inerente dell’autorità umana.
L’ecclesiale?
*) Monopolio assolutivo: il peccare contro Dio. Momento
primo: il tocco mi dà il sentire amicale: è per me. Col fare
della coscienza sacrificale posso bloccare il passaggio
all’agire. È il mio sacerdozio professionale.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Preghiera questa tutta
sacrificale, da dirci e da fare. Il Padre vuole il nostro sacrificale
terrestre, passivo, inimicale. Il bene inerente dell’autorità
umana ci può sacrificare il nemico. La divina è
sacrificale. E l’ecclesiale? Il potere sacrificale conferito a
Pietro ci fa luce sulla promessa delle chiavi del Regno dei
Cieli. Sono le chiavi sacrificali che danno accesso al
Regno dei Cieli. La loro unità in Pietro, ma la loro funzionalità
è individuale.
L’autorità ecclesiale se ne è appropriata, e ne ha fatto un
elemento del suo potere di dominio spirituale, dal quale
sono usciti tutti i peccati storici della Chiesa. S’è fatta su
monopolii settoriali e sacramentali. Il monopolio assolutivo:
solo l’autorità ecclesiale può assolvere dai peccati. La
caduta del peccato, inteso come colpa meritevole di una
pena, lascia il posto alla novità di un peccato che è morte
viva dell’amore Paterno. Il peccato nuovo vuole un potere
assolutivo nuovo. Il peccato contro la persona o lo sciogliamo
insieme o io sciolgo il mio col perdono sacrificale:
mi lascio sacrificare con devoto silenzioso amore sacrificale,
sempre. Il peccato va sempre contro Dio.
Chi lo può assolvere? Nell’andare contro Dio vanno bene
distinti due momenti: Il momento in cui il peccato mi si fa
istintivamente: lo chiamo appunto il mio peccare presente:
è un infinito presente. Il mio peccare per istinto mi si fa
per uno scatto di quel meccanismo automatico infernale
che Satana mi ha impiantato, manipolando quel battesimo
cresimato Paterno inconscio sopraggiunto al mio incominciare.
Lo scatto viene provocato da tocchi sensibili.
Concezione divina sull’umano. I tocchi esterni e interni
hanno un’unica calamitazione. A calamitarli è la disgrazia
che fa piena la persona. Sono aspirati da quell’amore
disgraziato che riempie ogni persona: è il pieno dell’amore
egoisticale. Il Visuato me l’ha chiaramente mostrato. I
tocchi vanno a tuffarsi ordinatamente nella pienezza della
mia egoisticità. I tocchi possono essere per me o contro di
me. Tuffatisi nella mia egoisticità e imbevuti totalmente di
amore egoisticale, mi daranno infallibilmente il loro sentire.
È l’atto specifico col quale l’amore mi si fa conoscere.
Se questo è per me, il tocco si carica di un piacere tale
che lo Pneuma Paterno mi lancia ala presa.
Il sentire è la prima comparsa del mio peccare. Il passaggio
dal sentire all’agire può essere bloccato dal raggio del
faro coscienziale. È un faro sacrificale: è la coscienza
sacrificale. Sempre puntato sull’apparire del sentire, lo
coglie immediatamente, vi applica tutta la forza e la potenza
della sua sacrificalità, si avventa sulla presa iniziale e
me la blocca. Mi dico di no alla presa, anche se non è possibile
sciogliere subito il piacere che ne sento. Coll’amore
sacrificale Agentato io sciolgo il mio peccare: mi assolvo
l’egoisticità con la sacrificalità dell’amore, e la trasformo
in vita. Il potere della chiave sacrificale attiva è in mano
mia, e nessun altro me la può far funzionare. Sono doppiamente
sacerdote: l’uno per ministero, l’altro per professione.
La mia professione è il sacrificale attivo assolvente.

519

Decimo dono: sacrificale da dirsi e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva, inimicale,
sul bene inerente dell’autorità umana. L’autorità ecclesiale?
*) Monopolio assolutivo; il peccare contro Dio. Il peccare
inimicale mediante l’odio.
1) Identità perfetta
2) Presenzialità universale
3) Interdipendenza azionale

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Sia fatta la tua volontà sacrificale: la celeste e la terrestre.
Preghiera questa tutta sacrificale, da dirci e da fare. Il
Padre vuole il nostro sacrificale terrestre, passivo, inimicale.
Il bene inerente dell’autorità umana ci può sacrificare
il nemico. La divina è sacrificale.
E l’ecclesiale? Il potere sacrificale conferito a Pietro ci fa
luce sulla promessa delle chiavi del Regno dei Cieli.
Sono le chiavi sacrificali che danno accesso al Regno dei
Cieli. La loro unità in Pietro, ma la loro funzionalità è
individuale.
L’autorità ecclesiale se ne è appropriata, e ne ha fatto un
elemento del suo potere di dominio spirituale, dal quale
sono usciti tutti i peccati storici della Chiesa.
S’è fatta su monopolii settoriali e sacramentali. Il monopolio
assolutivo: sul vecchio peccato poteva solo la
Chiesa; sul nuovo peccato: morte viva dell’amore del
Padre, chi ha potere di assolvere? Ha due momenti: Il farsi
per istinto del peccare. Succede ad ogni immersione dei
tocchi nel pieno dell’amore egoisticale. Il sentire è la sua
prima apparizione. Se il tocco è per me ne ho un gran piacere
e immediatamente passo alla presa. Quel sentire me
lo sciolgo col ‘no’ a ripetizione: ‘Rinneghi se stesso’. Ma
non tutti i tocchi sono piacerali. C’è una massa sconfinata
di tocchi che sono all’opposto: si pongono contro di me
egoisticale: tocchi sacrificali. Essi pure sono calamitati dal
pieno dell’amore egoisticale. Vi si tuffano, se ne imbevono,
ed emergendo mi danno il sentire. È sempre l’amore
egoisticale a dirmi della sua presenza attiva. Solo che stavolta
lo sento contro di me, contro la mia egoisticità.
1) Quel tocco sacrificale mi strappa fulmineamente un
colpo mortale. Il colpire a morte è fare azione di morte.
L’azione di morte è azione amica ed esclusiva dell’odio:
l’unico ad uccidere. Da dove viene quell’odio? Non
viene da se stesso, perché l’odio non è autonomo.
L’odio esce fuori dall’amore egoisticale bifronte. L’odio
è la bifrontalità dell’amore egoisticale: identità perfetta.
Li compongo insieme e li chiamo: amore di odio.
2) Facile affermare la sua presenza universale. Non crederò
mai a una persona che mi dice di non odiare. Se non
odia, non si ama, è senza il suo peccato originale, è una
santa; ma solo Maria lo fu.
3) L’identità fra amore egoisticale e odio regola pure la loro
interdipendenza: tanto mi amo, altrettanto odio. Amo egoisticamente
una persona che mi piace. Tutti i tocchi sacrificali
ottengono il mio odio immediato. Amore di presa per
quel che mi piace, odio di difesa da chi non mi piace.
È possibile però che l’amore egoisticale faccia suo il sacrificale.
Per godersi la vita infatti se ne fanno di sacrifici;
per accumulare capitali se ne fanno di sacrifici. Non qualsiasi
sacrificale può essere egoisticizzato. La morte: che
dobbiamo fare? Rinnega te stesso. Con lo stesso raggio di
coscienza sacrificale proiettato sul tuo sentire di odio, ti
dici di no. Blocchi il sentire e ti disponi all’accettazione.
Sciolgo il peccare.

520

Radiografia dell’autorità ecclesiale. Sesto anello egoisticale:
monopolio del potere: monopolii sacramentali: monopolio
assolutivo.

Il peccato contro Dio conosce due momenti:
1) Il suo farsi istintivo nel sentire, che mi dà l’amore egoisticale
raggiunto dai tocchi. Sentire piacerale e sentire
inimicale me li sciolgo dicendomi di no a ripetizione
continua: ‘Rinnega te stesso’: sacrificale attivo.
2) Il suo diventare peccato: quando il sentire ottiene l’agire
e l’acconsentire, il peccare è consumato, è completo.
È il peccato.
Abbiamo così i peccati d’amore egoisticale: mi approprio
di me stesso: comunione meale. Mi approprio delle persone:
comunione amicale. Mi approprio delle cose: comunione
cosale. Abbiamo i peccati di odio: con la difesa
offensiva elimino il mio nemico. Questi peccati chi li può
assolvere? All’assoluzione si arriva mediante due passaggi:
prima lo rendo solubile: disposto e pronto al suo scioglimento.
Poi, lo sciolgo realmente.
*) Solubilizzare il peccato: ci soccorre una immagine. La
vernice solamente densificata rimane solubile e la si scioglie
con l’acquaragia. Ma la vernice solidificata permane
insolubile da qualsiasi solvente. Tutti i peccati (tranne la
bestemmia contro lo Spirito Santo) possono essere resi
solubili. Unico è il mezzo: il dolore pneumatico.
a) Dolore e piacere sono incompatibili, incompossibili:
non possono stare insieme. Il piacere in atto non
lascia neppure spuntare il dolore. Può spuntare solamente
quando il piacere si avvia al suo esaurimento.
b) La loro incompatibilità è dovuta alla loro diversa
insorgenza. Il piacere insorge dall’amore egoisticale.
Il dolore insorge da quello sacrificale. Inoltre il
piacere racchiude la morte dell’amore, mentre il
sacrificale racchiude la vita dell’amore.
c) Donde insorge il dolore pneumatico: me lo indica il
dolore fisico: esso insorge dalla vita fisica colpita dal
male. Benefico quel dolore che mi chiama sul male e
mi applica alla cura del male e al lenimento del dolore.
Il dolore pneumatico insorge dalla vita dell’amore
sacrificale coscienziato o composto in coscienza
(conoscenza convinta). E poiché la coscienza può
conseguire vitalità differenziate, necessariamente
l’intensità del dolore è proporzionata alla vitalità dell’amore.
Beneficale il peccato dolorante. Fatale il
peccato indolore. Purtroppo oggigiorno il dilatarsi e
l’affermarsi della coscienza egoisticale va operando
la demolizione della coscienza sacrificale. Notiamo
pure che in un pagano il peccato è Paterno, e il dolore
che ne consegue è solo Paterno. In un cristiano è il
peccare Paterno che fa male all’amore Figliale, per
cui il dolore è prevalentemente Figliale.
d) Come insorge il dolore pneumatico: il piacerale che
scoppia per istinto, produce uno stordimento; si percepisce
solamente il piacere dell’amarmi e dell’odiare,
e non mi lascia capire nient’altro, tanto da
ridurre a una ostinata fissazione.
Superato lo stordimento, l’occhio della mia mente viene
rimosso dal piacerale, e dalla luce del sacrificale Agentato
viene applicato al male che mi sono fatto all’Amore, e ne
nasce un vivo dolore. È qui che lo Pneuma manifesta una
delle sue operazioni più preziose. Quella di Dolorificatore.
Un simile dolore non accoglie più la distinzione fra il
dolore perfetto (offesa fatta a Dio) e dolore imperfetto (i
castighi di Dio). Solubilizzare il peccato non è azione di
autorità ecclesiale, ma è azione personale. Io Agentato
facciamo solubile il male che ci facciamo all’amore.
Allora il peccato può essere sciolto. Ma da che cosa verrà
realmente sciolto?